
Quando muore un parente, al di la di una lunga serie di problemi di carattere burocratico e legale, in presenza di liti familiari, spesso si pone il problema di individuare che è tenuto a pagare le spese funerarie.
Le spese funebri – quelle cioè sostenute per la bara, il funerale e la tumulazione, nonché le relative tasse – sono un debito che cade sul patrimonio ereditario e, di conseguenza, sugli eredi, ciascuno in proporzione alla propria quota di eredità.
Tuttavia, alla morte del soggetto, non si diventa automaticamente eredi (perché si ha un termine di dieci anni per decidere se accettare o meno l’eredità) e, quindi, si pone il problema di chi deve pagare le spese funerarie.
Ebbene, anche se l’accettazione dell’eredità può essere fatta entro 10 anni dal decesso, il pagamento delle pompe funebri è un adempimento che bisogna sostenere immediatamente, quando ancora non si sa con certezza quali saranno gli eredi.
A questo punto, il problema si risolve ponendo i costi della sepoltura sui cosiddetti “chiamati all’eredità”, coloro cioè che, pur non avendo ancora accettato l’eredità perché hanno un termine di dieci anni per decidersi, potenzialmente potranno diventare eredi (per previsione di legge o del testamento).
Nella pratica succede quasi sempre che un chiamato all’eredità anticipi la spesa del funerale e della sepoltura, spesa che poi provvederà a ripartire con tutti gli altri eredi.
Egli ha quindi diritto ad essere rimborsato da coloro i quali accetteranno l’eredità secondo le rispettive quote.
Se chi ha anticipato l’importo intende poi rifiutare l’eredità (cosa che può certamente fare) avrà diritto al rimborso del 100% della somma spesa, altrimenti solo della parte eccedente la propria quota ereditaria.
La giurisprudenza ritiene che le spese per le onoranze funebri sono da comprendere tra i debiti ereditari, cioè tra quegli oneri che sorgono in conseguenza dell’apertura della successione. Esse, pur essendo distinte dai debiti ereditari veri e propri (ossia da quelli lasciati dal defunto e che si trasmettono, con il patrimonio del medesimo, a coloro che gli succedono per legge o per testamento) gravano sugli eredi per effetto dell’acquisto dell’eredità.
La regola è quindi la seguente: a dover pagare le spese funebri sono solo coloro che accetteranno l’eredità. Se chi ha pagato (in tutto o in parte) tali costi decide in un secondo momento di rinunciare all’eredità, ha diritto di ottenere il rimborso di quanto versato dagli altri eredi.
La divisione delle spese funebri avviene secondo le rispettive quote di eredità e non per quote uguali. Quindi, in presenza di una madre e due figli, la prima sosterrà il 50% delle spese funebri mentre a carico degli altri due compete il 25% a testa.
Un altro problema che si è posto è se il pagamento delle spese funebri comporti anche l’accettazione tacita dell’eredità.
Per rispondere dobbiamo distinguere a seconda di quali soldi vengono utilizzati per pagare le spese funebri.
Se si tratta di denaro personale del familiare, non si può assolutamente parlare di accettazione tacita di eredità.
Difatti chiunque può estinguere debiti del defunto con il proprio patrimonio, senza che tale atto possa essere classificato come accettazione di eredità.
Il dubbio potrebbe sorgere se il pagamento dovesse essere fatto attingendo ai soldi del defunto stesso ossia dal suo conto corrente.
Secondo la giurisprudenza, poiché il pagamento delle spese funebri costituisce un obbligo morale prima ancora che giuridico – necessario a dare una degna sepoltura al parente deceduto – esso non può considerarsi un atto di accettazione tacita di eredità.
Sicché chi si fa carico di tale versamento, anche se attingendo dagli averi del defunto, potrà sempre rinunciare all’eredità.
Spesso il problema è con quale denaro pagare le spese funebri che, certo, non si può dire che siano un importo di poco conto.
Di solito è il defunto stesso che stanzia una parte di soldi sul proprio conto per destinarlo al funerale. Quand’è così, è possibile rivolgersi alla banca per prelevare il necessario.
Difatti, sebbene nella prassi l’istituto di credito, all’indomani della comunicazione del decesso del proprio cliente, blocca il conto in attesa che venga prodotta la dichiarazione di successione (atto che le consente di sapere chi sono gli eredi e in quali quote pagarli), tuttavia – col consenso di tutti gli eredi -autorizza piccoli prelievi al fine di provvedere alle incombenze funebri.